Separazione e Unione. Ecco il mistero.
Primavera è alle porte.
E con essa la stagione dell’Amore e del Risveglio.
Quale superamento dell’opposizione, dell’antagonismo fra gli opposti, l’amore da sempre si offre, nella storia umana, quale simbolo di una ritrovata armonia: condizione speciale in cui gli estremi coesistono, nelle loro specifiche qualità, nei loro ruoli, generando una speciale integrazione e potenziandosi l’un l’altro.
Tutte le antiche tradizioni celebrano tale condizione: dal taoismo, con la sua la danza fra gli opposti i quali portano, ciascuno nel proprio grembo, quando massima è l’espressione del sé, la qualità uguale e contraria.
Nella massima espressione di ciò che “io sono”, ecco, proprio lì, posso scoprire il seme del mio contrario. Posso svelare lo specchio. Cosa ci dice, del resto, il simbolo del Tao, se non che tutto ruota e si trasforma, incessantemente? Il bianco nel nero, il nero nel bianco, come la luce fra le tenebre, il giorno e la notte, il maschile e il femminile dell’essere che solo “insieme” possono rivelare la loro fertilità?
Unione e separazione, poi ancora unione, e separazione; e unione ritrovata. Vita, morte, e poi ancora vita. Sino a generare, nel profondo della coscienza, quella sorta di “liquidità” dell’essere in cui il fluire delle apparenze si trasforma in una condizione di magico equilibrio dalle potenzialità intrinsecamente poietiche, ovvero creative. Pur non negando la differenziazione iniziale, origine delle cose.
All’inizio dei tempi, Dio “separa le acque”. Le distingue, ma non le divide. Da allora, le “acque di sotto” richiamano le “acque di sopra” e danzano intorno alla sacra lettera Shin: immagine dello Spirito, che sopra di esse aleggia. Il firmamento (cielo) le separa e, al contempo, le unisce. Separazione e Unione, nel loro eterno ritorno. Ecco il mistero.
La loro superficie si fa specchio di due mondi: il mondo delle origini o mondo del -mi, del MIstero e del MIto origine delle cose, patria degli archetipi, e il mondo del riflesso, il mondo del -ma, mondo della MAnifestazione, della MAdre e del MAre, le acque salate da cui nasce la vita. Il quale non è che il mondo della MAteria, dove operano le MAni dell’Uomo: attraverso le quali, attraverso la loro “collaborazione”, egli collabora alla costruzione del suo stesso mondo e della sua vita. Nel momento in cui le ricongiunge l’una all’altra – simbolico gesto che tutte le tradizioni conoscono e celebrano – egli ricorda che esse non sono divise, ma parti integrate e integranti di un unico, grande progetto. Reso INTERGRO, appunto, dalla loro RI-unione.
Mondo del -mi e mondo del -ma sono intimamente connessi anche nella grafia della parola antica, che indica le acque (letteralmente il Cielo) origini delle cose Sha-ma‘im (שמים): -mi e -ma, l’uno riflesso (‘) dell’altro, nascono entrambi dal suono Sh (Shin, lo Spirito)
Specchio che diviene porta, SOGLIA, di una consapevolezza che nasce dal ricordo.
Anche Platone, quando nel Timeo parla dell’origine del Simbolo, rievoca la lacerante separazione, archetipo di tutte le “separazioni” che la vita induce poiché, in essa, “esiste solo l’incontrarsi e il separarsi”.
Symbolum era infatti l’antica moneta, o coccio che sia, destinata a venire spezzata nel momento in cui una coppia di esseri era costretta a separarsi: essa sarebbe divenuta, in futuro, possibile garante della loro originaria conoscenza, coesione, unione. Del loro RICONOSCIMENTO, sulla soglia del RICORDO.
La ricomposizione, la ritrovata Unità, generava armonia.
Negli antichi misteri egizi Iside, dea dell’Amore, si opera nel ricercare e ricomporre il corpo dell’amato Osiride, fratello e sposo, che il loro fratello Seth aveva smembrato disperdendone i pezzi. Ecco: il mito ripropone il mistero dell’unione-separazione. Mistero che si compie non a caso tra “fratelli”, uniti, divisi, riuniti in questa danza infinita.
Ecco dunque, che il mito dice: “esiste solo l’incontrarsi e il separarsi. Ma, in realtà, non esiste né l’incontrarsi, né il separarsi”. Esiste unicamente il puro piacere dello spazio dinamico. Esiste la Danza, in cui gli opposti si fondono, non per perdersi nella confusione dell’indifferenziato, ma per celebrare la potenzialità creativa che l’Armonia-Amore porta con sé.
Armonia (gr. ἁρμονία) è concordanza, riscoperta e ricordo della madre comune, origine degli opposti.
Di due coppie di fratelli, ci parla il mito.
Figli, tutti e quattro, (Iside, Osiride, Nefti e Seth) degli stessi genitori: Nut, dea del cielo e Geb, dio della terra.
La coppia Iside-Osiride simbolo dell’amore e della tensione al ricongiungimento, tensione ontologica e archetipica, si contrappone (in realtà, si dis-pone) a specchio con la coppia Osiride-Seth, simbolo della separazione. Fratelli nell’unione, fratelli nella separazione, come già altri miti narravano (Caino e Abele). Per divenire, ancora, fratelli nella ri-composizione di quell’origine comune, nella quale le parti traggono la propria identità dal separarsi, come il figlio dalla madre, ma che hanno la possibilità di tornare ad abitare, nella consapevolezza del “ricordo”, la terra delle origini; dove la differenza si manifesta, senza perdere la sua intrinseca unione con la fonte.
Discesa nella materia, nel culmine della sfida che porta la trappola della separazione, della differenziazione, e della diffidenza che essa nutre, trappola dell’oblio, l’Umanità può ora risalire, e riconquistare il ricordo?
E come, se non riconnettendo visibile e invisibile, spirito e materia, finito e infinito? E, sulla soglia, che è anche soglia dei tempi, o soglia della materia, superare finalmente la trappola dell’illusione? Superare la prova, iniziatica, data dalla sfida delle polarità e, soprattutto, del SIGNIFICATO di tutto il suo peregrinare?
Sì. Oggi finalmente l’Umanità può compiere questo passo, che è un passo oltre la Soglia.
Oggi noi possiamo.
Lo possiamo grazia all’Amore, poiché viviamo una nuova Primavera. Primavera ontologica, olografica, già all’orizzonte della coscienza e della Consapevolezza.
Celebriamola, dunque.
Il sistema ne porta ovunque un vago riflesso, ma non vuole che questo venga riconosciuto. Venga portato a consapevolezza. Anche in San Valentino, “festa degli innamorati”: in realtà celebrazione dell’Amore e della tensione a congiungimento, che è primavera.
Venduta, prostituita anch’essa, al consumistico intento, espoliante del suo vero Significato.
Sulla Soglia del mondo nuovo, celebriamo la Nuova Primavera.
Soprattutto, celebriamo il RISVEGLIO che il suo richiamo porta con sé: richiamo al Ricordo, al ricordo di essere una umanità nutrita dallo spirito, e non caduta nell’oblio della sua dimenticanza. Riconnessione con la parte divina che ricorda la vera essenza della morte, sua trappola e sfida.
Leggiamo i segni che vengono dal mondo della scienza: poiché è questa che oggi parla e ci racconta, con il suo linguaggio, quello che gli antichi già conoscevano e narravano con il loro. Riscopriamo le possibilità che la nuova scienza, ora strettamente sposata alla coscienza, ci rivelano attraverso nuove forme di medicina.
Sulla terra aumenta strepitosamente l’emissione di raggi gamma: raggi di coscienza e consapevolezza. Richiami di risveglio.
Non più solo “alle porte”, il futuro è già. A noi spetta prenderne coscienza, riconoscerlo e farlo nostro. E scoprire come, il Mito, già narrava questa incredibile storia.
La storia di un ritorno di ciò e a ciò che più realmente siamo. La storia del compiersi del più sacro dei matrimoni: il matrimonio mistico dell’abbraccio tra il maschile della scienza e il femminile della coscienza, che finalmente riscoprono l’antica e unica madre.
Celebriamone il RICHIAMO: alla rinascita, che oggi possiamo finalmente riconoscere e vivere nella sua pienezza.
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Sondaggio (se vuoi, puoi rispondermi nei commenti):
non essendo un caso che questa ricorrenza cada alle porte della primavera, quale per te sarebbe il modo migliore per “riabilitarla” dalla componente consumistica svalutante e trasformarla in occasione di consapevolezza, soprattutto per i nostri giovani?
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