AZIONE e RELAZIONE
Quale rapporto sussiste fra questi due termini?
No, non sto pensando al senso concettuale, filosofico, psicologico di queste parole. E neanche etimologico. Di certo ci si potrebbero scrivere un sacco di libri e sicuramente lo hanno già fatto. No.
Intendo piuttosto un rapporto grafico, o di significato al livello più facile, più semplice che possiamo indagare.
Bé, vi dico la mia:
RELAZIONE contiene AZIONE, e questo è abbastanza evidente. Ma… cosa c’è in mezzo?
r – EL- azione
Sapete cosa rappresenta il suono “El” (ebraico אל, greco Ἔλ, “Dio”) nell’ebraico antico?
Radice di EL-hoim (il dio/gli dei creatore/i della Genesi), di Allah, radice anche della parola “altezza” (Al/El) in quanto El è il dio più alto, l’essere supremo.
Che ci fa legato all’azione, immagine dell’agire, e alla R, prefisso dal valore iterativo?
Secondo una visione di tipo psicologico/ontologico, si dice che il maschile, yang, luminoso e attivo, è AZIONE: e infatti l’uomo è incline all’agire pragmaticamente, al fare, al creare, al movimento più che alla passività, valori per lo più collegati al femminile ontologico, ma anche umano.
Al contrario, la donna (yin, oscuro e passivo) è RELAZIONE: è lei (in realtà, la parte femminile di ogni essere) che ama cercare significati profondi, addentrarsi tra le pieghe dell’anima alla ricerca delle emozioni più nascoste.
Oppure, più semplicemente, che vede, nella relazione col proprio partner, l’importanza del confrontarsi, del raccontarsi, del “frequentarsi” non solo per condividere tempo e presenza fisica, ma soprattutto per conoscersi in profondità.
La donna ama parlare, si dice nel pensiero comunque, senza capire ciò che sottende questa inclinazione, al di là del gusto del puro pettegolezzo e della chiacchiera vana e superficiale.
Insomma, che ci fa Dio, nel cuore di questi segni o, meglio, del loro significato?
A ognuno trovare la propria risposta.
Il passaggio dall’azione alla relazione (che è relazione non solo col partner ma anche con ogni aspetto della tua vita, dal lavoro, alla passione, all’incontro con l’altro) è mediato dal divino:
il passaggio dall’io al tu, non contemplato in senso antagonistico, oppositorio, è un ponte che solo la parte “sacra” di noi può tessere e costruire: perché il sacro è il regno dove la divisione non esiste o, per lo meno, esiste solo nella forma della differenza.
Dio separa le acqua, non le divide: è scritto all’inizio della nostra storia.
Acquisire una VISIONE di UNIONE che sia UNIFICAZIONE, capacità di RI-UNIRE è, al contempo, trama e ordito di ogni rapporto che si voglia fondare su basi solide e non fugaci ed evanescenti. E’ ritorno all’UNO e alla forza che, l’esserlo, può dare ad ogni diversità, varietà, sfumatura che la vibrazione della vita può creare.
E’ la DIFFERENZA CHE UNISCE.
Ed è nostra, è dentro di noi.
Dobbiamo riconoscerla, legittimarla, tornare a viverla..
_____
A presto, nel mio libro:
SULLA SOGLIA DI UN NUOVO MONDO, RICHIAMI DI RISVEGLIO
La Medicina dei Significati e il ritorno del femminile,
nella scienza e nella coscienza.
Loredana Filippi