Nel Parkinson tutto pare “restringersi”, specie quando la persona deve dare a se stessa lo spazio per manifestarsi: la scrittura si fa piccolina e così anche il passo nella camminata; i gesti in generale diventano meno ampi così come, sicuramente, anche il respiro; pertanto si ha l’illusione che l’accelerazione possa supplire a questa riduzione che è, diciamo, una riduzione “espressiva”.
La cosiddetta festinatio, o aumento della velocità dei passi, in realtà non compensa affatto la riduzione della loro ampiezza. Anzi, crea spesso il pericolo di cadere.
Cerco di capire cosa avviene:
è una compensazione, ovviamente, che però non porta miglioramento. Il miglioramento può arrivare, invece, quando la persona si “ferma” e, con la giusta consapevolezza e attenzione, si sforza di amplificare il passo, oppure il gesto che sta compiendo.
Cosa significa questo, ad uno sguardo un po’ più profondo? Significa molte cose ma, tra queste, significa soprattutto anche affrontare la paura del “blocco”. O la ignoro e tento di baypassarla, oppure la affronto: mi fermo io, consapevolmente e senza timore, anche solo per pochi istanti. Da lì, riprendo, provando ad immaginare che a condurmi sia il mio respiro.
Così facendo, sto compiendo anche una operazione molto profonda: sto parlando al mio inconscio!
Gli sto dicendo che NON HO PAURA. Che ho raccolto il messaggio che lui stava cercando di darmi.
Per cui, da fermo, inspiro, prendo l’aria e la porto con un respiro profondo nel ventre; poi pian piano, espirando, immetto lo stimolo volitivo del movimento: allungo la gamba per compiere il passo, oppure il movimento che ho intenzione di compiere. Tanto sono gli esercizi che propiziano questa “riconquista dello spazio” profondo.
Un grande aiuto può giungere dall’esercizio di respirazione consapevole, poiché il Respiro è l’atto primordiale che qualifica la mia stessa esistenza:
– inspiro, lasciando che le braccia salgano lentamente e morbidamente davanti a me, finché arrivano fino alla sommità della testa, quasi disegnano un uovo o una palla sferica;
– espirando poi, molto lentamente, le braccia si aprono e scivolano lateralmente ai fianchi metro si vuotano i polmoni e si abbassa la cassa toracica. In questa fase, le scapole si avvicinano fra loro, permettendo al petto di aprirsi al massimo, intanto che le braccia scendono e si riposizionano. Facile, no?
Devo praticare questo almeno per un minuto e, se riesco, anche più volte al giorno. Posso fare l’esercizio anche da seduto.
Il Respiro Consapevole è uno strumento di enorme importanza. Non solo nutre le cellule di tutto il corpo e soprattutto del cervello ossigenandole, ma conferisce anche “ritmo” al movimento e, in un certo senso, lo “guida” se solo ci addestriamo a diventarne sempre più consapevoli.
Il ritmo è un elemento di “contenimento” e di direzionamento di crescita, di tutta la mia potenzialità espressiva, come lo è la vita intera. La musica è ritmo, la danza è ritmo, la crescita delle foglie sul ramo, le arcate di una cattedrale, la geometria sacra di tutto il corpo, delle stelle e del creato. Il “rùzmòs” (ritmo) degli antichi era nel respiro, nel susseguirsi del giorno e della notte come delle stagioni.
Il ritmo è il passo, con cui il tempo scandisce se stesso.
Ma c’è una cosa in più, molto molto importante, che cerco di spiegare.
La persona che ha queste difficoltà è come se, pian piano, nel corso della sa vita, avesse deciso di ritirarsi in un angolino, che poi diventa sempre più stretto.
Non si “legittima” uno spazio esistenziale adeguato.
Qui, occorre compiere il “lavoro”: che è un lavoro tutto interiore, nell'”invisibile”, ovvero nel profondo di me stesso. Perché è lì, che nascono le cose. Tutto nasce nell’invisibile, se vogliamo nella nostra Consapevolezza… il “luogo” dove in realtà si compiono le alchimie più preziose. Purtroppo, nel nostro mondo, questa dimensione rarissimamente è contemplata.
Morale:
devo “allargare” il mio SPAZIO INTERIORE.
Fare spazio, per accogliere ciò che sono, con le mie esigenze, i miei bisogni e, soprattutto, i miei sogni. Quelli che, forse in un tempo lontano, ho lasciato chiusi in un cassetto sino, forse, a dimenticarmene.
Allargare lo spazio interiore, significa fare spazio a ciò che sono, significa “legittimarmi”: dare a me stesso, il diritto ad esistere!
Ma troppo spesso noi siamo il giudice della nostra vita, quello che non ce lo permette. Oppure, in noi si nasconde l’immagine, proiettata e inconsapevole, di una “autorità” troppo temuta e non integrata. Un super-io che sta dettando legge troppo severamente.
Devo tornare ad essere Io il padrone nella mia casa:
SIGNORE DEL MIO REGNO.
Ecco i passi che propongo:
– cominciare dalla Respirazione Consapevole, all’inizio guidata poi pian piano sedimentata interiormente, sino a farla divenire automatica;
– poi collegare l’uso dell’immagine: altro strumento di enorme potenza, per operare una alchimia profonda nel rapporto con me stesso.
Legittimare e legittimarsi è, per me, sempre, una parola magica per iniziare o riprendere il cammino.
dott.ssa Loredana Filippi
Counselor psicoenergetico e bioquantico